Malacalza, Investimenti, principale azionista di Carige (con il 27,50% del capitale), nell’assemblea straordinaria del 22 dicembre si è astenuto dall’aumento di capitale previsto fino a 400 milioni di euro.
Bloccato, quindi, il rafforzamento patrimoniale dell’istituto genovese, con conseguente incertezza sui mercati. Il titolo, infatti, dopo un avvio che non aveva fatto prezzo, ha segnato un calo del 12,50%, arrivando a cedere quasi il 19%. Da inizio anno, il titolo ha perso oltre l’80%.
L’aumento di capitale, del resto, è il punto fondamentale della manovra di rafforzamento autorizzata dalla BCE, per consentire alla banca di rientrare nei requisiti patrimoniali e riassorbire il bond subordinato Tier 2 da 320 milioni sottoscritto dallo schema volontario del Fitd.
Malacalza, pur rinnovando la fiducia nel CdA nominato tre mesi fa, e dichiarandosi non contrario “in principio” ad una nuova ricapitalizzazione, vuole però “tutti gli elementi necessari” per effettuare una adeguata valutazione dell’operazione. Soprattutto, attende di valutare il nuovo piano industriale (che verrà completato nel corso del primo trimestre 2019),.
Sono attesi a breve a Francoforte l’a.d. Fabio Innocenzi e lo stesso socio di maggioranza Malacalza. Nel frattempo, si sono dimessi due membri del c.d.a.: Raffaele Mincione e Lucrezia Reichlin.
La preoccupazione dei piccoli azionisti ovviamente aumenta, tanto da inviare una lettera al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio per chiedere di intervenire nella annosa e intricata vicenda dell’istituto ligure.
Un nuovo colpo, quindi, alla credibilità di Carige,. Una delle soluzioni auspicate un po’ da tutti è che si acceleri il processo di fusione con un altro istituto bancario.
Ancora una volta, il destino della storica banca ligure e dei suoi piccoli investitori resta appeso ad un filo di speranza. vedremo se il nuovo anno porterà finalmente una soluzione.