Il 2 maggio ricorre la Giornata Mondiale del Tonno, una ricorrenza forse poco nota al grande pubblico ma di enorme rilevanza per l’equilibrio del nostro pianeta, per l’economia di intere nazioni e per il benessere alimentare di milioni di persone. Questa giornata è stata istituita ufficialmente dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2011, grazie all’impulso determinante dei Parties to the Nauru Agreement (PNA), un’organizzazione che rappresenta nove Paesi delle isole del Pacifico e che si occupa di gestire quella che è, ad oggi, la più grande pesca sostenibile al mondo.
Non si tratta solo di un simbolo o di un atto formale: la Giornata Mondiale del Tonno nasce con un obiettivo chiaro e pratico, ovvero sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del tonno, un pesce che potremmo definire senza esagerazione una colonna portante degli ecosistemi marini e della catena alimentare, ma anche una fonte di sostentamento cruciale per numerose economie locali.
Il tonno non è soltanto un animale che nuota libero nelle acque calde e temperate degli oceani: è un vero e proprio motore economico e sociale, specialmente in quelle zone del mondo che hanno fatto della pesca la loro principale fonte di reddito. Pensiamo alle isole del Pacifico come le Isole Salomone o Papua Nuova Guinea, dove la celebrazione della Giornata Mondiale del Tonno si accompagna a danze tradizionali, canti, gare di canoa e discorsi solenni che ribadiscono l’enorme valore di questo pesce per la sopravvivenza stessa delle comunità.
Queste popolazioni vivono di tonno non solo nel senso alimentare, ma nel significato più profondo del termine: le entrate derivanti dalle licenze di pesca o dalla vendita del tonno rappresentano la quota più rilevante dei loro bilanci statali. In questi Paesi, la PNA ha costruito un modello che potremmo definire illuminato, se confrontato con il sistema spesso selvaggio e predatorio che caratterizza la pesca in altre aree del mondo. I Paesi membri stabiliscono annualmente un numero massimo di giornate di pesca, le cosiddette Vessel Day Scheme, assegnate alle varie flotte, e mettono poi queste giornate all’asta al miglior offerente. Il ricavato torna interamente agli stati insulari, permettendo loro di finanziare scuole, ospedali e infrastrutture.
Ma c’è di più: la gestione del tonno da parte della PNA ha introdotto criteri rigidi e innovativi, pensati per garantire una pesca sostenibile. Le navi autorizzate devono seguire regole ferree che includono l’obbligo di non catturare delfini o tartarughe, di non utilizzare FAD (dispositivi di concentrazione dei pesci) in determinati periodi dell’anno, e di tenere sempre a bordo osservatori indipendenti che monitorino le attività. In questo modo si punta a mantenere gli stock ittici di tonno entro limiti biologicamente sicuri, evitando il rischio concreto di collasso delle popolazioni.
La tutela del tonno non è una battaglia per pochi appassionati o ambientalisti estremi. È una necessità oggettiva: i tonni sono predatori apicali, cioè occupano i gradini più alti della catena alimentare marina, e la loro scomparsa provocherebbe squilibri drammatici negli ecosistemi oceanici. Già oggi le popolazioni di alcune specie di tonno, come il tonno rosso dell’Atlantico, risultano gravemente sovrasfruttate. Altre, come il tonno obeso o il tonno pinna gialla, mostrano segni di declino in diversi bacini. Questo impoverimento è il risultato diretto di decenni di pesca industriale incontrollata, trainata da una domanda globale sempre più elevata.
Non è un caso che le Nazioni Unite abbiano scelto di inserire proprio il tonno tra i temi della loro agenda per lo sviluppo sostenibile, con l’Obiettivo 14 (Vita sott’acqua), il quale punta a conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine. La Giornata Mondiale del Tonno si inserisce in questa visione, come momento per richiamare governi, imprese e consumatori alle proprie responsabilità.
E noi, in Italia, che ruolo possiamo avere in tutto questo? Può sembrare una questione lontana, ma in realtà siamo parte del problema e potremmo diventare parte della soluzione. In Italia il consumo di tonno in scatola è altissimo: siamo tra i primi Paesi europei per quantità acquistate, con cifre che si aggirano attorno ai 2,3 kg pro capite all’anno. Questo significa che, indirettamente, le nostre scelte al supermercato hanno un impatto significativo sugli oceani e sulle comunità che vivono di pesca.
Il consumatore italiano, spesso inconsapevole, si trova di fronte a scaffali pieni di scatolette tutte uguali, ma la realtà è che non tutte le marche garantiscono lo stesso livello di sostenibilità ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori. Alcune multinazionali operano in mari lontani con metodi intensivi, senza preoccuparsi troppo delle catture accessorie o delle condizioni di lavoro a bordo dei pescherecci. Altre, invece, aderiscono a standard certificati come quelli del Marine Stewardship Council (MSC) o di altre organizzazioni che attestano la provenienza del tonno da stock gestiti responsabilmente.
Ecco allora che la Giornata Mondiale del Tonno diventa anche un’occasione preziosa per informarci e scegliere con maggiore consapevolezza. Leggere le etichette, cercare indicazioni su provenienza e metodi di pesca, premiare i prodotti certificati, sono gesti semplici che però sommano, giorno dopo giorno, acquisto dopo acquisto, un effetto importante. In un certo senso, ogni scatoletta che mettiamo nel carrello è una scheda elettorale con cui decidiamo il futuro dei mari.
Naturalmente, il modo più radicale per contribuire alla salute degli oceani sarebbe ridurre il consumo di tonno, o addirittura eliminarlo. Una dieta più varia, che includa fonti proteiche alternative, potrebbe alleggerire la pressione sugli stock ittici e allo stesso tempo farci scoprire nuovi sapori. Ma anche chi non se la sente di rinunciare al tonno può fare la differenza orientando i propri acquisti verso le filiere più trasparenti.
La Giornata Mondiale del Tonno è quindi molto più di una festa folcloristica da osservare con curiosità: è un invito a riflettere su quanto siamo legati, spesso senza accorgercene, a delicate dinamiche ecologiche ed economiche che coinvolgono comunità lontane e mari che forse non vedremo mai di persona. È un monito che ci ricorda come, in un mondo globalizzato, le nostre scelte quotidiane abbiano conseguenze che superano di gran lunga il confine del nostro piatto.
In un periodo storico in cui si parla sempre più di cambiamento climatico, di crisi della biodiversità e di giustizia sociale, la storia del tonno diventa una metafora perfetta delle sfide globali. Ci parla di come risorse naturali preziose possano essere facilmente compromesse dall’avidità e dalla miopia, ma ci mostra anche esempi virtuosi di cooperazione internazionale, come il modello della PNA, che dimostrano come la strada della sostenibilità non solo sia possibile, ma porti benefici concreti a chi la percorre.
Forse, allora, dovremmo guardare alla Giornata Mondiale del Tonno non come a un evento secondario tra tante “giornate mondiali” che riempiono i calendari, ma come a un campanello d’allarme che suona per tutti. Un momento che ci invita a uscire dall’indifferenza e a riconoscere il valore delle risorse che il pianeta ci offre, senza darle per scontate.
Alla fine, il tonno ci insegna una lezione importante: che tutto è collegato, che il benessere degli ecosistemi marini influenza la vita di interi popoli, e che la nostra forchetta è uno strumento potente, capace di distruggere o di salvare. Sta a noi scegliere come usarla.