L’Avv. Michelangelo Abbate Trovato è un avvocato europeo, un giurista poliedrico con un profilo internazionale e multidisciplinare. Ha maturato esperienza in Italia e all’estero, lavorando per studi legali di rilievo. Ricopre il ruolo di Segretario Generale della "Maharaja House Corporation" a New York.
Dominus di uno Studio Legale Internazionale in grado di offrire un' assistenza legale in tutti i settori del diritto anche in aree complesse che richiedono approccio interdisciplinare. Opera nel panorama della consulenza legale internazionale ed istituzionale.
Esperto in Digital Forensics, Criminologia e Criminalistica, fornendo, altresì, consulenza per l'orientamento delle indagini e lo sviluppo di strategie investigative.
Opera anche presso Organismi internazionali consolidando una prospettiva istituzionale. La sua formazione unisce diritto, psicologia e teologia, rendendolo un osservatore attento delle trasformazioni sociali ed etiche. Oggi, con questa sensibilità, affronta anche le sfide poste dalla blockchain, dagli NFT e dagli smart contract, temi in cui la giuridicità incontra le esigenze di trasparenza, libertà e sviluppo economico globale.
Intervista all’Avv. Michelangelo Abbate Trovato
D1. Avvocato, dal suo punto di vista, quale cornice giuridica è necessaria per rendere la tokenizzazione dei beni reali uno strumento di certezza del diritto e non solo un’innovazione tecnica?
R: Serve un riconoscimento normativo esplicito che equipari gli NFT a titoli rappresentativi di beni reali. Non basta l’automatismo del codice: occorrono regole che integrino il valore giuridico della blockchain con quello dei registri tradizionali, così da garantire opponibilità e tutela ai titolari.
D2. In che misura Blotix Fund LLC contribuisce a creare un modello più sicuro per i proprietari di beni tokenizzati?
R: Blotix introduce una governance chiara: la licenza d’uso del certificato digitale assicura rendite passive senza intaccare la disponibilità del bene. Questo protegge i proprietari da forme di espropriazione indiretta, offrendo trasparenza contrattuale e regole certe.
D3. Dal punto di vista economico, la tokenizzazione può modificare gli equilibri tra mercati finanziari tradizionali e nuove economie digitali?
R: Sì. La tokenizzazione trasforma beni illiquidi in strumenti di reddito, creando mercati paralleli capaci di attrarre investitori che un tempo non avrebbero avuto accesso. È un cambio di paradigma: la finanza diventa più inclusiva, ma anche più esposta a dinamiche globali.
D4. Esistono rischi criminologici connessi alla tokenizzazione e alla blockchain?
R: Come ogni nuova tecnologia, esiste il rischio di utilizzi illeciti: riciclaggio, frodi, manipolazioni. Tuttavia la tracciabilità della blockchain rende più facile, non più difficile, individuare i responsabili. La sfida è bilanciare privacy e investigabilità.
D5. Quale ruolo giocano gli smart contract nella certezza giuridica del nuovo ecosistema?
R: Sono strumenti di esecuzione automatica che riducono l’arbitrio umano. Dal punto di vista giuridico, però, vanno integrati con principi generali di buona fede e tutela della parte debole. Altrimenti rischiano di essere contratti perfetti dal punto di vista tecnico ma ingiusti sul piano sostanziale.
D6. Se un bene fisico diventa anche bene digitale, cosa cambia nel concetto di proprietà?
R: La proprietà diventa bifronte: continua ad avere la sua dimensione materiale, ma acquisisce una forma digitale che ne amplifica il valore e la circolazione. È un’estensione del diritto dominicale, che però va protetta da possibili conflitti tra realtà fisica e virtuale.
D7. Come può la tokenizzazione incidere sul tessuto sociale di un Paese come l’Italia, con un patrimonio immobiliare vasto e spesso sottoutilizzato?
R: Può rivitalizzare borghi, immobili storici, aree abbandonate, trasformandoli in fonti di reddito attraverso investimenti diffusi. Questo non è solo un fatto economico, ma un modo per ridare centralità alle comunità locali, collegandole a una rete globale di investitori.
D8. Qual è il confine tra democratizzazione dell’economia e rischio di speculazione senza controllo?
R: Il confine sta nella regolamentazione e nella cultura. Senza regole, la tokenizzazione diventa strumento speculativo. Con regole chiare e cultura diffusa, diventa strumento di emancipazione. Il diritto deve intervenire non per bloccare, ma per indirizzare.
D9. Può la blockchain diventare, oltre che infrastruttura tecnologica, un nuovo spazio di cittadinanza e di libertà?
R: Sì, se interpretata correttamente. La blockchain distribuisce il potere e rende ogni atto verificabile. È una forma di cittadinanza digitale che va oltre i confini nazionali, fondata sulla trasparenza e sulla responsabilità.
D10. Guardando al futuro, quale ruolo vede per professionisti del diritto come lei in un mondo governato da blockchain e smart contract?
R: Il ruolo è quello di mediatori culturali oltre che giuristi. Non basta conoscere la legge: bisogna comprendere il linguaggio tecnologico, interpretarlo e tradurlo in garanzie per i cittadini. L’avvocato del futuro sarà custode della giustizia algoritmica e difensore della libertà contrattuale.
Conclusioni dell’Avv. Michelangelo Abbate Trovato
«La tokenizzazione dei beni reali rappresenta una svolta epocale. Non è solo uno strumento economico, ma un processo che ridefinisce il rapporto tra individui, comunità e valore. La blockchain, con la sua trasparenza, può ridurre le asimmetrie di potere e costruire un’economia più democratica. Ma ogni innovazione porta con sé pericoli: speculazioni, usi illeciti, squilibri sociali.
Il compito del diritto non è frenare questa rivoluzione, ma guidarla. Blotix Fund LLC è un esempio di come tecnologia e legalità possano cooperare: gli NFT diventano non soltanto certificati digitali, ma strumenti di fiducia. Le rendite passive aprono prospettive di libertà economica, purché accompagnate da regole giuste e da una cultura diffusa della responsabilità.
Il futuro che immagino è un futuro in cui la blockchain non sostituisce la coscienza giuridica, ma la amplifica. Dove l’individuo non è più semplice utente, ma cittadino digitale, capace di esercitare i propri diritti senza paura e senza intermediari opachi. Solo così la promessa della tokenizzazione diventerà una conquista di giustizia e non un’illusione di mercato.»