La Giornata Mondiale senza Auto, che cade ogni anno il 22 settembre, non è soltanto un momento simbolico: è un esperimento collettivo, una provocazione urbana, un invito alla riflessione e all’azione. È un giorno in cui ci si chiede: che aspetto avrebbe la nostra città senza auto? E, soprattutto: ci piacerebbe viverci ogni giorno?
Abbandonare l’automobile per un giorno non è un sacrificio impossibile, ma un gesto concreto, che porta benefici immediati e visibili. Silenzio al posto del rumore, aria respirabile al posto dello smog, spazio per i pedoni, i bambini, le biciclette. Un altro modo di abitare il territorio, più lento, più sano, più consapevole. Eppure, anche un gesto così semplice ha un enorme potere trasformativo, perché tocca uno dei pilastri più radicati delle nostre abitudini quotidiane: l’uso individuale dell’auto privata.
L’idea della Giornata Mondiale senza Auto nasce in Nuova Scozia, in Canada, già negli anni Novanta, e si diffonde nel tempo fino a diventare, dal 2000, un programma globale sotto l’egida della World Carfree Network. L’obiettivo dichiarato è chiaro e ambizioso: spingere le città a liberarsi dalla dipendenza dalle automobili, ripensando la mobilità urbana in termini di sostenibilità ambientale, giustizia sociale e vivibilità quotidiana.
L’iniziativa mette in discussione il paradigma dominante secondo cui la mobilità efficiente equivale alla possibilità di spostarsi rapidamente in auto da un punto all’altro della città. Ma a che prezzo? Ogni giorno siamo immersi in ingorghi, clacson, parcheggi selvaggi, stress da traffico, polveri sottili, incidenti. Le auto, pur essendo un simbolo di libertà individuale, diventano in realtà spesso una prigione collettiva. Un sistema pensato per agevolare lo spostamento veloce finisce per imprigionare le città nel caos.
La Giornata Mondiale senza Auto invita a ribaltare questa prospettiva. Non si tratta di demonizzare l’automobile, ma di chiedersi se non ci siano modi migliori per spostarci, vivere, respirare e condividere gli spazi urbani. In molte città del mondo, il 22 settembre si chiudono al traffico interi quartieri, si organizzano eventi pubblici, laboratori, concerti, iniziative nelle scuole. I bambini tornano a giocare per strada, le biciclette si moltiplicano, le piazze si animano. L’assenza delle auto diventa presenza attiva delle persone.
Quello che si crea è una sorta di “prova generale di futuro”, in cui la città mostra il suo volto possibile, quello che potrebbe avere se davvero si investisse con decisione nella mobilità alternativa, nel trasporto pubblico, nella ciclabilità urbana e nella pedonalizzazione intelligente. Ma per arrivarci servono politiche lungimiranti, visioni chiare e il coraggio di cambiare rotta.
Il World Carfree Network sottolinea che questa giornata dovrebbe servire da vetrina per immaginare le nostre città senza auto tutto l’anno, e non soltanto per 24 ore. Per questo l’iniziativa non si esaurisce in un giorno di festa, ma punta a influenzare le agende politiche, i piani urbanistici, le strategie di mobilità sostenibile. Non è solo una campagna di sensibilizzazione, ma una vera azione politica diffusa, affidata anche ai cittadini.
Ogni persona, infatti, può contribuire in modo concreto: scegliendo la bici per andare al lavoro, usando il treno invece dell’auto per i viaggi brevi, camminando invece di prendere lo scooter, organizzando il car pooling con colleghi o vicini. Le soluzioni ci sono già. Ciò che manca spesso è la consapevolezza, l’abitudine, o il contesto favorevole. Ma anche questo può cambiare. E iniziative come la Giornata Mondiale senza Auto servono proprio a questo: farci vedere ciò che normalmente diamo per scontato.
In alcune città europee, come Parigi, Bruxelles, Barcellona, Berlino, Vienna, Oslo, il 22 settembre è diventato un appuntamento atteso, un’occasione per ripensare la relazione tra spazio urbano e mobilità. A volte è l’unico giorno dell’anno in cui ci si può muovere liberamente tra le strade del centro senza il rumore dei motori. Ma in molte di queste città, il processo è già più avanzato: ci sono quartieri senza auto, zone a traffico limitato permanente, percorsi ciclabili protetti, mezzi pubblici gratuiti nei weekend.
Il cambiamento, insomma, non è solo auspicabile: è possibile. E non richiede tecnologie futuristiche, ma scelte politiche, investimenti e partecipazione attiva dei cittadini. L’auto elettrica, da sola, non risolve il problema: certo, riduce le emissioni locali, ma non affronta questioni come l’occupazione dello spazio urbano, la sicurezza dei pedoni, il rumore o il traffico. Per questo la transizione ecologica deve passare anche attraverso un ripensamento della nostra relazione culturale con l’auto.
La mobilità sostenibile è fatta di tanti piccoli cambiamenti: preferire le scale all’ascensore, programmare spostamenti più intelligenti, valutare se ogni tragitto è davvero necessario. E poi ancora: coinvolgere i bambini, spiegare loro l’importanza dell’aria pulita, del gioco libero, della sicurezza in strada. Proprio i più piccoli sono tra i primi beneficiari di una città senza auto: possono camminare in sicurezza, respirare meglio, essere più autonomi.
Il 22 settembre, ognuno può fare la sua parte. Anche chi non può rinunciare all’auto per motivi oggettivi può compensare in altri modi, ad esempio piantando alberi, sostenendo progetti ecologici, promuovendo il cambiamento sul lavoro, nel quartiere, nella scuola. La consapevolezza individuale è il primo passo per un cambiamento collettivo. Se oggi ci sono città invase dalle auto, è perché per decenni abbiamo creduto che quello fosse l’unico modello possibile. Ma oggi, alla luce della crisi climatica, dell’inquinamento crescente e della qualità della vita in declino, è urgente immaginare e costruire alternative.
In fondo, una Giornata senza Auto è anche un invito a rallentare, a guardarsi intorno, a vivere meglio. È un’occasione per dire: non abbiamo bisogno di muoverci sempre e comunque in macchina. Possiamo *risparmiare denaro, migliorare la salute, ridurre lo stress, e magari anche incontrare qualcuno per strada. La città senza auto è anche una città più umana.
Dovremmo quindi chiederci: se una sola giornata l’anno riesce a trasformare l’atmosfera di un’intera città, cosa accadrebbe se provassimo a moltiplicare questi giorni? Cosa succederebbe se la Giornata Mondiale senza Auto diventasse la norma e non l’eccezione? Se riuscissimo a progettare spazi pubblici in cui il pedone è al centro, il verde prevale sul cemento e le relazioni umane sostituiscono i clacson?
La risposta è sotto i nostri occhi, ogni 22 settembre. Sta a noi decidere se lasciarla svanire il giorno dopo o se farne una direzione di marcia per tutto l’anno.